Si è tenuta sabato 26 luglio u.s. a Roma la 47^ Assemblea nazionale della
Federazione Italiana della Caccia.
Durante i lavori dell'Assemblea il presidente nazionale ha fatto il punto
sugli emendamenti alla legge 157/92 appena votati al Senato con il
provvedimento di conversione del decreto legge 91/2014, che hanno
riguardato i richiami vivi, il numero di colpi nei caricatori delle
carabine semiautomatiche, la caccia di selezione sulla neve per gli
ungulati, il controllo delle specie alloctone invasive, col passaggio
della nutria fra le specie come topi, arvicole e ratti, e che andranno ora
al vaglio della Camera.

Sulla questione la Federazione ha posto sin dalla “Comunitaria” tutta la
necessaria attenzione, da sola e di concerto con le altre Associazioni
venatorie, procedendo sempre in modo concorde e condiviso in tutti gli
atti e passi intrapresi, compresa l’Audizione che l’ha vista protagonista
insieme ad Arci Caccia in rappresentanza del mondo associativo venatorio.

“Un primo positivo passaggio, che deve ora trovare conferma alla Camera, a
favore non del mondo venatorio, ma di tutto il Paese - ha commentato
Dall’Olio -, un segnale di civiltà che il Senato ha dato frenando le più
accese derive animaliste, ancora una volta impegnate in una battaglia
esclusivamente ideologica, dimostrata anche dalle violente reazioni e
dagli attacchi personali subiti soprattutto dai senatori Caleo e Vaccari”.
A loro, oltre che al presidente della XIII commissione Marinello, al
capogruppo Pd al Senato Luigi Zanda, a Luciano Rossi, agli altri senatori
che si sono impegnati per questo risultato e al Presidente del Consiglio
Matteo Renzi, Dall’Olio ha rivolto un pubblico ringraziamento per
l’attenzione mostrata attraverso il pieno rispetto delle Direttive e delle
regole europee alla cultura rurale del nostro Paese e quindi alla caccia,
sostenibile e regolamentata, che ne è una delle più radicate espressioni,
nonché all’importanza anche dal punto di vista economico che questa
riveste.

Il presidente ha poi affrontato il tema di una modifica profonda e
necessaria dell’approccio della caccia al territorio e ad una governance
finalizzata alla rivalutazione e valorizzazione del territorio stesso
all’interno di una visione di crescita dell’intero “sistema paese”. Una
maggiore attenzione alle problematiche ambientali, che attraverso il
miglioramento degli habitat ci veda attori partecipi di un aumentato
benessere generale di tutti i fruitori del territorio, che consentirà ai
cacciatori di andare a caccia meglio, in un ambiente non degradato, in
grado di ospitare di nuovo selvaggina stanziale vera e non “prontacaccia”,
di offrire alla migratoria zone atte a fermarsi e più in generale a
garantire il mantenimento di una biodiversità ricca e varia.

All’interno di questo modello, ulteriori sviluppi sono possibili, con al
centro sempre la riqualificazione della caccia e della figura del
cacciatore nella società. Fra i tanti ad esempio la realizzazione
finalmente di una filiera della carne di selvaggina, presente in tutta
Europa ma da noi sconosciuta, dove la caccia è “fornitrice” di un alimento
sano e naturale, sempre più richiesto da una larga fetta della società
sensibile a questi temi, favorendo anche nuove opportunità di lavoro.
Insomma, ancora una volta la dimostrazione che la caccia può essere una
potenziale ricchezza e superando l’attuale conflittualità non essere più
un problema per il Paese.